NON SERVE SOLO ALLE OSSA
Un impressionante numero di ricerche scientifiche dimostra che la vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie e nel mantenere la salute ottimale. La vitamina D contrasta l’osteoporosi, fratture, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro, malattie autoimmuni, malattie infettive, diabete mellito di tipo 2, disturbi neurocognitivi e dell’umore.
UN PO DI STORIA
La storia della vitamina D non può prescindere dalla storia del rachitismo.
Le prime osservazioni del rachitismo risalgono al I-II secolo d.C., con descrizioni di bambini romani con deformità ossee che venivano attribuite a generiche carenze alimentari e igieniche.
È però con la Rivoluzione Industriale che i casi di rachitismo si moltiplicarono; la popolazione principalmente agricola si era infatti trasferita nelle città ed era costretta a vivere in vicoli stretti e bui, con un’atmosfera inquinata dal fumo industriale.
In questo periodo, in Paesi scarsamente esposti alla luce solare, il rachitismo si manifestò in proporzioni epidemiche, arrivando a colpire fino al 90% dei bambini delle classi povere nelle città industrializzate dell’Europa e del Nord America.
Alla fine del XVIII secolo alcuni medici avevano rilevato l’effetto benefico sulla malattia dell’olio di fegato di merluzzo, ma tale indicazione terapeutica aveva sollevato molte perplessità.
Nello stesso periodo venne ipotizzata anche un’associazione tra ridotta esposizione solare e rachitismo.
La struttura della vitamina D venne identificata nel 1930 da Adolf Windaus ipotizzando che questa venisse naturalmente prodotta dalla cute; gli studi sulla vitamina D gli valsero il premio Nobel per la chimica.
VDR recettore di Luce in oltre 30 tessuti e organi nell’organismo umano.
La vera svolta si è avuta nel 1969 grazie alla scoperta del recettore nucleare della vitamina D (VDR), che ha fatto definitivamente entrare la vitamina D nella famiglia degli ormoni e contemporaneamente ha avviato due decenni di ricerche che descrivono collettivamente l’ampia sfera di influenza di questo ormone/vitamina grazie alla presenza del VDR in oltre 30 tessuti e organi nell’organismo umano.
Si è dovuto però attendere sino agli anni 70 con Kodicek (1974) e De Luca e Schnoes (1976) per comprendere i meccanismi di attivazione metabolica della Vit.D. Attualmente Michael F. Holick è un endocrinologo americano , specializzato ed esperto mondiale nel campo della vitamina D, è stato il primo a identificare la principale forma circolante di vitamina D nel sangue umano come 25-idrossivitamina D3. Ha quindi isolato e identificato la forma attiva della vitamina D come 1,25-diidrossivitamina D3.
Ha determinato il meccanismo di sintesi della vitamina D nella pelle, ha dimostrato gli effetti dell’invecchiamento, dell’obesità, della latitudine, dei cambiamenti stagionali, dell’uso di creme solari, della pigmentazione della pelle e dei vestiti su questo processo cutaneo vitale.
Tantissimi altri studi, ricerche e pubblicazioni sono stati fatti sulla vitamina D, 141.721 risultati appaiono solamente su Pubmed https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=vitamin+d
Tessuti che esprimono il recettore della vit d. (VDR)
- Adiposo
- Polmone
- Prostata
- Adrenergico
- Linfociti B e T
- Retina
- Osseo e osteoblasti Muscolo cardiaco
- Cute
Cervello (in generale) - Muscolo liscio
- Stomaco
Cervello (amigdala) - Cervello (ipotalamo)
- Cervello (glia)
Mammella - Muscolo embrionale
- Follicolo pilifero
Cartilagine - Ovaio
- Testicolo
Colon - Cellule pancreatiche
- Timo
Epididimo, - tubuli seminiferi
- Paratiroide
- Tiroide
Intestino - Parotide
- Utero
Rene - Ipofisi
- Tonsille
Fegato - Placenta
- Sacco vitellino
PRO-ORMONE IMMUNOREGOLATORE
Se pensi alla D ti viene in mente l’osso, il calcio, l’osteoporosi. Anche, certo, ma nessuno ti dice che la vitamina D è la CHIAVE DI LUCE di apertura della porta della IMMUNITA’.
La vitamina D è da sempre conosciuta come vitamina anti-rachitismo, ma è la punta dell’iceberg che è nota alla gente. Negli ultimi anni, invece, è stato scoperto il suo enorme POTERE CURATIVO di ORMONE IMMUNOREGOLATORE cioè è un potente regolatore del sistema immunitario.
QUELLO CHE NON SAPPIAMO SULLA VITAMINA D
Quello che non sappiamo è che la sua carenza è correlata a tanti problemi di salute a cominciare da: 17 tipi di cancro, malattie cardiovascolari, diabete, obesità, ipertensione, sindrome metabolica, malattie neuropsicologiche, dolori neuromuscolari, malattie infettive, malattie autoimmuni e altro.
La carenza di vitamina D è un grave problema diffuso a livello mondiale
Diminuita bio-disponibilità
A. Malassorbimento di grassi
- Fibrosi cistica
- Malattia celiaca
- Morbo di Whipple
- Morbo di Crohn
- Intervento di by- pass gastro-intestinale
- Farmaci che riducono l’assorbimento di grassi
- Altro
B. Ridotta disponibilità - Obesità con sequestro della vitamina D nel
tessuto adiposo
Aumentato catabolismo / consumo - Anticonvulsivi
- Glucocorticoidi
- Farmaci per il trattamento dell’AIDS o anti-rigetto.
- Allattamento e gravidanza
Diminuita sintesi di 25(OH)D (somministrare anche
calcidiolo) - Grave insufficienza epatica
Perdite urinarie di 25(OH)D - Sindrome nefrosica
Diminuita sintesi di 1,25(OH)2D (somministrare
anche calcitriolo) - Insufficienza renale cronica
- Iperfosforemia
- Deficit congeniti di 1-idrossilasi
Fattori che determinano la carenza di vitamina D
(Informazioni dalla Società Italiana di Medicina Generale)
Una carenza di vitamina D può verificarsi quando l’assunzione dietetica
a abituale è scarsa, l’esposizione alla luce solare è limitata, i reni non possono convertire la 25-idrossivitamina D nella sua forma attiva o l’assorbimento della vitamina D da parte del tratto digestivo è insufficiente. Diete carenti di vitamina D sono associate ad allergia al latte, intolleranza al lattosio, vegetarianismo e veganismo.
Alcuni gruppi di popolazione adulta sono particolarmente a rischio
di un inadeguato apporto di vitamina D.
I RAGGI DEL SOLE SULLA PELLE PRODUCONO LA VIT D
(solo la radiazione di 290-320 nanometri)
La radiazione ultravioletta UVB con una lunghezza d’onda di 290- 320 nanometri penetra la pelle scoperta e converte il 7-deidrocolesterolo cutaneo in previtamina D3, che a sua volta diventa vitamina D3 (colecalciferolo). La stagione, l’ora del giorno, la copertura nuvolosa, la presenza di smog, il contenuto di melanina della pelle e l’uso di creme solari sono tra i fattori che influenzano l’esposizione alle radiazioni UV e la sintesi della vitamina D.
Una copertura nuvolosa completa riduce l’energia UV del 50%; l’ombra (compresa quella prodotta da un grave inquinamento) la riduce del 60%. I raggi UVB non penetrano il vetro, per cui l’esposizione al sole attraverso una finestra non determina la produzione di vitamina D.
Le creme solari con fattore di protezione solare (SPF) di 8 o più sembrano bloccare i raggi UV che producono vitamina D. I fattori che influenzano l’esposizione alle radiazioni UV e le ricerche condotte finora sulla quantità di esposizione al sole necessaria per mantenere adeguati livelli di vitamina D rendono difficile fornire linee guida generali.
MECCANISMO D’AZIONE E DOVE AGISCE LA VIT. D
Una volta attivata a 1,25(OH)2 D, la vitamina D si lega ad uno specifico recettore (VDR) che appartiene alla superfamiglia dei recettori per gli steroidi. In realtà sono stati identificati due tipi di recettori per la vitamina D. Il primo, localizzato nel nucleo, è in grado di stimolare direttamente la trascrizione di geni e quindi la sintesi ex-novo di proteine (meccanismo genomico). L’altro recettore è localizzato sulla membrana cellulare e agisce inducendo la formazione di secondi messaggeri cellulari (come il cAMP, il diacilglicerolo, l’inositolo trifosfato, l’acido arachidonico) o fosforilando alcune proteine cellulari. Tale meccanismo d’azione non genomico è in grado di modulare in maniera rapida la risposta cellulare a vari stimoli (12).
I recettori per la vitamina D sono praticamente ubiquitari, a riprova del loro importante ruolo fisiologico, non solo nel metabolismo minerale ma anche in numerose altre funzioni dell’organismo.
La vitamina D agisce nella maggior parte dei tessuti e delle cellule del corpo, inclusi cuore, stomaco, pancreas, cervello, pelle, gonadi e linfociti T e B attivati, agisce li dove si trovano i recettori VDR (ovvero per la vitamina D). Pertanto, non sorprende affatto che la vitamina D abbia una moltitudine di effetti biologici di natura non calcemica.
COVID-19: la vitamina D potrebbe cooperare con l’interferone nella risposta antivirale
ISS 22 luglio 2020 (Istituto Superiore Di Sanita’)
– Adeguati livelli di vitamina D al momento dell’infezione con Sars-CoV-2 potrebbero favorire l’azione protettiva dell’interferone di tipo I – uno dei più potenti mediatori della risposta antivirale dell’organismo – e rafforzare l’immunità antivirale innata.
E’ questa l’ipotesi proposta da Maria Cristina Gauzzi e Laura Fantuzzi del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’ISS nella lettera pubblicata questo mese sull’American Journal of Physiology – Endocrinology and Metabolism
“La nostra ipotesi – spiega Maria Cristina Gauzzi – si basa su dati della letteratura che dimostrano come la vitamina D, oltre ad avere un effetto antivirale diretto nei confronti di alcuni virus, possa cooperare con l’interferone di tipo I per potenziare le risposte antivirali”.
Questo fenomeno – si osserva nella lettera – è stato descritto nell’infezione con il virus dell’epatite C e con rinovirus. Inoltre, evidenze a supporto di un effetto additivo della vitamina D e dell’interferone di tipo I nell’induzione di geni ad attività antivirale provengono anche da studi condotti in pazienti affetti da sclerosi multipla.
“Nelle fasi più avanzate del COVID-19 l’attività immunomodulatoria della vitamina D potrebbe invece contribuire a ridurre il danno legato all’iperinfiammazione nei pazienti con forme severe di malattia. L’interazione tra vitamina D e interferone di tipo I – concludono le due ricercatrici – è ancora poco studiata ma potrebbe rivelarsi di grande importanza, anche in considerazione del fatto che dati recenti della letteratura indicano che le complicanze dell’infezione da SARS-CoV-2 possono essere conseguenti ad una produzione insufficiente o ritardata di interferone nella primissima fase dell’infezione”.
Trattamento della carenza e insufficienza di vitamina D
L’obbiettivo della terapia della carenza e dell’insufficienza di vitamina D è quello di ripristinare normali livelli sierici e quindi dei depositi di 25(OH)D, in tempi brevi. La dose cumulativa da somministrare nel giro di alcune settimane può variare in funzione della gravità della carenza e della massa corporea. Il valore di 25(OH)D rilevato al momento dell’identificazione dello stato carenziale o di insufficienza può essere
ritenuto un buon indicatore del fabbisogno.
A questa dose deve seguire una dose di mantenimento, per evitare di ritornare nelle condizioni di insufficienza o carenza.
Gli schemi posologici raccomandati devono tener conto di potenziali interferenze di altri farmaci o condizioni morbose.
La posologia della vitamina D da consigliare può quindi anche variare a seconda della condizione clinica trattata e degli obiettivi terapeutici che ci si prefiggono.
Tratto da: Linee guida su prevenzione e trattamento dell’ipovitaminosi D con colecalciferolo
S. Adami, E. Romagnoli , V. Carnevale, A. Scillitani, A. Giusti, M.Rossini, D. Gatti1, R. Nuti, S. Minisola
Unità di Reumatologia, Dipartimento di Medicina, Università di Verona;
Dipartimento di Medicina, Università La Sapienza, Roma;
Unità di Endocrinologia, Ospedale S. Giovanni Rotondo, Foggia;
Ospedale Galliera, Genova, Italia;
Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Siena
Questo articolo ha solo fine illustrativo e non sostituisce il parere del medico. Non è destinato a fornire consigli medici, diagnosi o trattamento.
CONSIGLIO: controllate il vostro livello di vitamina D