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VITAMINA D – COVID parte 3

ALCUNI STUDI PUBBLICATI

Vitamina D e risultati polmonari nei pazienti anziani COVID-19

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33668240/ 24 febbraio 2021

1Laboratorio di Reumatologia Sperimentale e Divisione Accademica di Reumatologia Clinica, Dipartimento di Medicina Interna, Università di Genova, Policlinico IRCCS San Martino, 16132 Genova, Italia.

2Unità di Pneumologia, Policlinico IRCCS San Martino, 16132 Genova, Italia.

3Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Interna, Università di Genova, Policlinico IRCCS San Martino, 16132 Genova, Italia.

4Dipartimento di Reumatologia, Ospedale universitario di Ghent, Dipartimento di medicina interna, Centro di ricerca sull’infiammazione VIB Università di Ghent, 9000 Ghent, Belgio.7

La regolazione della funzione immunitaria continua ad essere una delle azioni extrascheletriche più riconosciute della vitamina D.

Questo studio conferma che la carenza della vitamina D è associata a un coinvolgimento polmonare più grave, a una maggiore durata della malattia e al rischio di morte, nei pazienti anziani COVID-19. 

Il rilevamento di bassi livelli di vitamina D anche nei pazienti più giovani con COVID-19 con minori comorbidità suggerisce ulteriormente la carenza di vitamina D come fattore di rischio cruciale a qualsiasi età.

Questa è una sintesi di uno studio recentissimo sulla vitamina D pubblicata  sul motore di ricerca PubMed di letteratura scientifica biomedica internazionale dove sono pubblicati migliaia di studi sulla VITAMINA D

PUBBLICAZIONI PUBMED VIT.D

89.451 sotto la voce vitamin d

28.192 sotto la voce cholecalciferol

12.657 sotto la voce vitamin d supplementation

289 sotto la voce (vitamin d covid) AND LitCTREATMENT[filter]

491 sotto la voce vitamin d covid

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32904944/ 15 settembre 2020. 

https://europepmc.org/article/med/32904944#jbm410405-bib-0331

Vitamina D e regolazione immunitaria: antibatterico, antivirale, antinfiammatorio 

1 Institute of Immunology and Immunotherapy, University of Birmingham, Birmingham UK,

2 Dipartimento di Fisiologia, Università McGill, Montreal Quebec, Canada,

3 Metabolism and Systems Research, Università di Birmingham, Birmingham, Regno Unito,

4 Dipartimento di Medicina, Università McGill, Montreal Quebec, Canada,

Conclusioni finali dello studio

Esistono prove evidenti che gli enzimi metabolici della vitamina D sono espressi praticamente in tutte le cellule dei bracci innati e adattivi del sistema immunitario.

 Considerando i risultati discussi sopra, la segnalazione della vitamina D sembra influenzare la suscettibilità e la gravità dell’infezione batterica e virale attraverso diversi meccanismi. Questi includono i suoi effetti diretti sulla produzione di peptidi antimicrobici e citochine, nonché la sua regolazione della via NF ‐ κB durante l’infezione. Nel complesso, i dati preclinici e clinici propongono un forte legame tra lo stato della vitamina D e la suscettibilità alle malattie infettive e autoimmuni. 

Ci sono prove che la carenza di vitamina D durante i primi anni di vita può predisporre il sistema immunitario a un maggior rischio di malattie autoimmuni o allergie. 

Diversi studi clinici e di laboratorio hanno fornito supporto per un ruolo della vitamina D nella lotta alle infezioni del tratto respiratorio. 

La valutazione della supplementazione di vitamina D come intervento terapeutico adiuvante potrebbe essere clinicamente ed economicamente significativa nella crisi COVID-19 in corso, così come nel trattamento di altre malattie infettive. Sulla base delle proprietà immunoregolatorie della vitamina D presentate sopra, il miglioramento dei livelli circolanti di 25D può rallentare la progressione della malattia o addirittura migliorare la sopravvivenza del paziente.

Il ruolo della vitamina D nella prevenzione dell’infezione e della mortalità della malattia da coronavirus

La carenza di vitamina D è un grave problema di salute pubblica in tutto il mondo in tutti i gruppi di età ma lo stato di vitamina D peggiora con l’età, oltre i 70 anni di vita, a causa della ridotta esposizione al sole e della sintesi cutanea . È povero nelle persone istituzionalizzate, il 75% di loro è gravemente carente di vitamina D (siero 25 (OH) D <25 nmol / L)

Il COVID-19 è causato, oltre che dalla virulenza del virus, dal rilascio di citochine pro-infiammatorie. È stato scoperto che la vitamina D modula la risposta dei macrofagi, impedendo loro di rilasciare troppe citochine infiammatorie e chemochine . Ciu et al. hanno scoperto che il calcitriolo (1,25-diidrossivitamina D3) esercitava un impatto pronunciato sull’asse ACE2 con una maggiore espressione della generazione di ACE2.

ACE2 è la «porta» d’accesso per il virus, ma anche un possibile «alleato»

Le evidenze della relazione tra vitamina D e rischio e gravità di Covid-19  - Network Bibliotecario Sanitario Toscano

FIGURA. 2 – Il ruolo della vitamina D riguardo all’ACE in risposta a SARS-CoV-2. ACE: conversione dell’angiotensina enzima.

L’ ACE2 è l’enzima di conversione dell’angiotensina 2, uno degli ormoni coinvolti nei meccanismi di regolazione della pressione sanguigna. Nel caso di Covid-19, ACE2 ha però anche un altro ruolo. È la «porta» che il virus utilizza per entrare nelle cellule. Si sa dai tempi della Sars, infatti, che i coronavirus sfruttano questi recettori per farsi strada nell’organismo. Questo enzima non si trova soltanto nell’epitelio polmonare: ma anche a livello cardiaco, nell’intestino, nei reni e nei vasi sanguigni.

Esistono delle prove epidemiologiche e cliniche che dimostrano che la vitamina D può ridurre le lesioni polmonari attraverso diversi meccanismi, tra cui l’induzione dei peptidi antimicrobici, la riduzione delle concentrazioni di citochine pro-infiammatorie e l’aumento delle citochine antinfiammatorie 

Le evidenze della relazione tra vitamina D e rischio e gravità di Covid-19

La carenza di vitamina D coesiste nei pazienti con COVID-19.
Per ciò che risulta in questo momento, il colore della pelle scura, l’aumento dell’età, la presenza di malattie preesistenti e la carenza di vitamina D sono caratteristiche della grave malattia COVID. Di questi, solo la carenza di vitamina D è modificabile.

All’interno dei polmoni, la proteina ACE2 ha una maggiore espressione nella superficie apicale delle cellule epiteliali alveolari profonde. Questo recettore è espresso in più organi umani. Aiuta la trasmissione da uomo a uomo e tra specie diverse del virus ( Andersen et al., 2020 ; Hussain et al., 2020a). ACE2 è una zinco-metallopeptidasi che è un antagonista dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE). ACE converte l’angiotensina (Ang) I in Ang II, un vasocostrittore, rimuovendo un dipeptide dal suo C-terminale. Inoltre, l’ACE è un distruttore della bradichinina che è un vasodilatatore.

Vitamin D can prevent COVID-19 infection-induced multiple organ damage |  SpringerLink

Attraverso le sue interazioni con una moltitudine di cellule, la vitamina D può avere diversi modi per ridurre il rischio di infezioni acute del tratto respiratorio e di COVID-19:

  • ridurre la sopravvivenza e la replicazione dei virus,
  • ridurre il rischio di produzione di citochine infiammatorie,
  • aumentare le concentrazioni dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2
  • mantenimento dell’integrità endoteliale.

Quattordici studi osservazionali offrono la prova che le concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina D sono inversamente correlate con l’incidenza o la gravità del COVID-19.

Pertanto, le prove sembrano abbastanza forti per cui le persone e i medici possono utilizzare o raccomandare integratori di vitamina D per prevenire o trattare COVID-19 alla luce della loro sicurezza e dell’ampia finestra terapeutica.

Da mesi gli studiosi stanno esaminando Covid-19. Scienziati e ricercatori dei cinque continenti sono all’opera per trovare terapie e vaccini per il coronavirus che sta contagiando il pianeta.

Popolazione anziana e patologie croniche ai tempi del Covid-19

Anche i ricercatori dell’Università di Cagliari – con la dicitura “RICERCA BY UniCa” sono impegnati in una sfida epocale per l’umanità. Un percorso che si snoda tra sperimentazioni, metodiche, ricerche su scala internazionale con una puntuale e verificata divulgazione della conoscenza scientifica.

Attivazione polmonare della vitamina D3 ed effetto preventivo contro la polmonite interstiziale.

  • Marianna Boi, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’università di Cagliari, evidenzia uno studio giapponese pubblicato in National Center for Biotechnology Information

(https://www.unica.it/unica/it/ricerca_apdm_biomedicina.page)

L’attuale infezione data dal Coronavirus è stata messa in relazione anche alla carenza di vitamina D, certo non è così facile da riscontrare una carenza così marcata nei paesi occidentali ma la carenza di vitamina D è maggiormente diffusa nella popolazione anziana. Studi preliminari hanno rilevato che tra i pazienti ricoverati per l’infezione scatenata dal coronavirus c’è un’elevata prevalenza di ipovitaminosi D. Inoltre è nota l’importanza di adeguati livelli plasmatici di Vitamina D nella prevenzione di “numerose patologie croniche.

Di seguito questo lavoro mostra come, sperimentalmente nei topi, e in una linea sperimentale di fibroblasti polmonari, un corretto apporto dietetico di vitamina D3 può avere un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale.

Nelle cellule Hpfc (Human pulmonary fibroblast cell lines)la vitamina D3 ha soppresso l’espressione indotta dalla bleomicina delle citochine infiammatorie e dei marcatori di fibrosi.

Nei topi, i sintomi della fibrosi polmonare indotta dalla bleomicina sono migliorati e l’espressione dei marcatori di fibrosi e degli induttori della fibrosi è stata ridotta da una dieta ricca di vitamina D3.

La vitamina D3 viene attivata localmente nei tessuti polmonari, il che suggerisce che un elevato apporto dietetico di vitamina D3 può avere un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale.

Vitamina D e COVID-19: prove e raccomandazioni per l’integrazione

La vitamina D è un ormone che agisce su molti geni espressi dalle cellule immunitarie. Le prove che collegano la carenza di vitamina D alla gravità del COVID-19 sono circostanziali ma considerevoli: collegamenti con l’etnia, l’obesità, l’istituzionalizzazione; latitudine ed esposizione ai raggi ultravioletti; aumento del danno polmonare nei modelli sperimentali; associazioni con la gravità del COVID-19 nei pazienti ospedalizzati. La carenza di vitamina D è comune ma facilmente prevenibile con un’integrazione molto sicura ed economica.

 Le persone ricoverate in ospedale con COVID-19 dovrebbero avere il loro stato di vitamina D controllato e / o integrato.

link: https://link.springer.com/article/10.1007/s40520-020-01570-8

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7813231/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7461279/

Questo articolo ha solo fine illustrativo e non sostituisce il parere del medico. Non è destinato a fornire consigli medici, diagnosi o trattamento.

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Curiosità Salute

SPICCIOLI DI PSICOLOGIA

AF – DF

Prima dell’avvento di Freud, il bisogno di smaltire i rimpianti e placare i rancori era affidato al confessionale. Qui non mi soffermo sulle conseguenze derivanti dal rivelare le proprie negligenze alle norme scritte o sottintese del contesto civile, ma sulla geniale intuizione che consumare il fiato per condividere speranze ed afflizioni sia un fondamento della salute psicofisica.

Volete una dimostrazione? Tappate il tubo di scarico della vostra auto.

Scienze esatte

Vituperata plasmata monitorata, la psicoanalisi è ormai incensata come una branca delle scienze esatte. Lo è, come le altre, fino alla prova contraria. Sappiamo tutti che gli studi sulle leggi naturali sono soggetti ad una scia di ricerche e sperimentazioni che possono destabilizzare l’autarchia dei principi in voga.

Tutto è in moto, carimiei, anche le convinzioni umane.

L’era della comunicazione

Gli strumenti tecnologici si sono affratellati alla psicologia nell’esaudire il nostro bisogno di partecipazione.

Il nemico ci ascolta, si diceva una volta. Oggi, un enorme orecchio attraversa montagne ed oceani per origliare pensieri ed idee messe in circolo con una modica cifra mensile e senza chiedere le novene del rosario.

Sta qui il bello ed il difficile, nel vagliare le possibilità proposte al pensiero individuale, libero da cesoie e indici e censure.

Poco male se desumere gusti e tendenze correnti serve ad elaborare consumi e strategie, finché si rimane su binari leciti. Dovremo pur vivere, in qualche modo.

Il migliore dei mondi possibili

Mi chiedo se Voltaire avrebbe considerato il nostro mondo il migliore possibile.

I racconti di chi ha vissuto nei primi cinquant’anni del ‘900 dimostrano che si può fare a meno di molte cose che oggi ritieniamo indispensabili, sebbene nessuno rinunci volentieri ai propri gingilli, malgrado l’inquinante controvalore.

E quante smanie per restare calmini qualche mese, pur con tutto l’arsenalecomunicativo che abbiamo in dotazione!

“Date al popolo le brioches.”, pare che abbia detto una regina in anticipo sui tempi.

“Dopo di noi, altro che Diluvio!”, avrebbe risposto, più o meno, l’amante del marito.

Non è dato sapere se i due aneddoti corrispondano a verità, però esprimono il nostro tempo in maniera egregia.

‘L’una gente sen’va, l’altra sen viene…’ direbbe Dante.

State accorti

Qual’è la soluzione ad un vivere partecipativo, accorto, ma non rinunciatario? Andare con funambolesche acrobazie dove porta il vento, o restare zitti e buci nel proprio cantuccio, con una blanda visione imposta da tradizioni e traduzioni accomodate, da cui uscire chianne chianne e solo per causa di forza maggiore?

Qualcuno disse: ”I pazzi hanno il cuore in bocca mentre i saggi hanno la bocca nel cuore.” Detto così, non sembra un linciaggio alla confidenza?

Era più spiccio mio padre quando chiedeva: ‘Apri bocca per dar aria all’ugola?’ perché avevo perso il senso originario di un discorso. Non mi accorgevo dell’imprudenza di buttare tutte le mie carte sul tavolo. È una libertà che solo la famiglia può concedere; quella di orgine, intendo, ché nella successiva accordare i suoni è più complicato.

Stando così le cose, si prende l’abitudine di consumare in silenzio considerazioni e riflessioni. Che poi, riflessi di cosa? Bella domanda! Qualcuno dovrà trovarla una risposta, prima o poi.

Sunti di psicologia parecchio spicciola

È proprio vero che si vive per imparare. E non basta una vita, con tutto quello che c’è da sapere! No che non basta per frugare nella catena di sogni mossi, di fatti rimossi, isterie ipnosi lapsus transfert processi e complessi vari. Non mi addentro oltre, altrimenti chissà dove si va a parare.

Che polpettone, la nostra psiche! Sarà a causa del miscuglio di ingredienti bene o male dosati, e dei conseguenti procedimenti di lavorazione e di scarto se non perdo l’abitudine di uscire dal discorso seminato?

A questo punto devo fare una confessione. Pochi giorni fa, leggendo le supposte, nel senso di supponenti, analisi psicologiche dei personaggi descritti nei cartoni animati di Walt Disney, ho appreso che le mie ‘bizzarrie’, argomento di conversazione tra le innumerevoli zie della mia infanzia, hanno nomi e cognomicosì roboanti che incutono soggezione solo a tentare di ripeterli.

E non sghignazzate. Ciascuno si muove a tutt’agio nelle proprie acque, dico io.

A proposito di bizzarrie

Detto questo, voi che avreste fatto? Io sono andata a scartabellare ed ho scoperto che la mia psiche è un’insalata mista di patologie appese ai bordi.Nel senso cheun piede poggia nella stabilità mentale, sempre che esista, l’altro penzola sopra un serpentaio di cosiddette sindromi.

Eccovi una sfilza di quelle che prima dell’era freudiana si chiamavano, ubbie, manie, fobie pallini… Bizzarrie, appunto. Sentite come svolazzano lievi, leggere, queste parole che sgomitano con boncore sulle umane imperfezioni? Sembrano emanazioni delle farfalleche anticamente indicavano quei 22 grammi (l’aggiunta del peso è recente) di spirito o anima che se ne uscivano dal corpo fisico per tornare alla stazione di provenienza, chissadove.

Ma sugli Dei, singoli, multipli o ufo torneremo in seguito.

Elenco delle mie anomalie

Io spulcio le mie, voi controllate le vostre. Non crediate di esserne immuni. Nessuno lo è. Gli eredi di Freud sostengono che siamo tutti nevrotici, quindi anche loro. La differenza sta nel fatto che chi dispone di mezzi cognitivi sull’inconscio (?!) sa dove parare, mentre gli altri, poverinoi!

Però, se abbiamo tutti una psiche malandata, significa che dovunque ci voltiamo c’è imperfezione.

E menomale, ché mi sentivo sola.

Via all’elenco

In famiglia e in amicizia vi sono persone che della psicologia fanno mestiere. È dunque cosa savia, per salvare i rapporti ed ovviare ai reclami, che io difenda le mie turbolenze con un contraddittorio.

Mi avvalgo di un diritto appellandomi al secondo comma dell’art 111 della nostra Costituzione. Andate, andate a leggerlo.

Sindrome di Diogene

Si riferisce a coloro che tendono ad accumulare gli oggetti. Parrebbe un sacrilegio gettarli via. Questa tipologia colpisce, di solito, gli anziani.

-Per forza! Maggiore il tempo vissuto, maggiori saranno i ricordi preservati. E poi, un sacrilegio, che esagerazione! Forse un pizzico di scaramanzia. Rasserena ritrovare il proprio mondo privato ogni mattina, oppure tornando da fuori. Pensateci. Le persone vanno e vengono, malgrado l’affetto scambiato insieme alle reciproche affinità. Le familiari carabattole restano, fanno vita in comune con noi, quasi come animali domestici. E mantengono la memoria di un momento particolare o di chi li ha donati. È così difficile da capire?

I libri, poi, fanno una compagnia più costante di tanti passanti ‘per caso’. Non so se mi conviene dirlo. Massì che lo dico. Io ci chiacchiero con i loro autori. Discuto sulle scelte e le idee di quelli che amo e ci litigo pure, qualche volta. Chissà se è una patologia psichica dialogare con le cose immote, in specie se pretendiamo che rispondano. A voi non capita?

Sindrome di Stoccolma

Configura l’atteggiamento della vittima che sviluppa un legame con la persona di cui sente prigioniera.

-Evvia! Questa è la banalissima storia di molte banalissime convivenze.

Prendiamo ‘La Bella e la Bestia.’ Una giovane donna cerca il padre e trova un tizio che pretende di sostituirlo. Qui, almeno, la fiaba cambia registro. Intanto, lui non si presenta come il solito schiribilloso principino azzurro. È travestito da assurdo bestione, genere minotauro (qui la si potrebbe tirare per le lunghe), ed è su di lui che il bacio funziona, tanto per cambiare.

Nella realtà capita che i principi baciati diventino rospi e le principesse ranocchie. Chi non è d’accordo, alzi la mano quando è solo.

Agorafobia

Descrive il timore ossessivo degli spazi aperti. Nella fiaba Frozen, la protagonista perde i genitori e per questo motivo si chiude in se stessa.

-Perché voi, nei suoi panni, andreste in piazza a ballare la tarantella?

Ed ora vediamo di capirci sull’imbarazzante, sfrontato esibizionismo degli spazi aperti. Il mare e le montagne sono i bellissimi, superbi, astri della Terra. Dall’alto e dal largo della loro titanica mole soggiogano l’umanità, imponendo rispetto e ammirazione. Evvia, quella è roba da istrioni. Non è un rapporto alla pari.

Volete mettere la filata conseguente di pensieri scorrazzanti tra colline, giardini, orti, laghi, fiumi? Sono bassini, alla nostra portata, Mi ci sento a casa, io, forse perché rammentano i luoghi dove sono nata, anche se di passaggio.

Sinestesia

Porta a dissociare gli stimoli dai reciproci sensi. I suoni sono veduti, i colori ascoltati e cosi via.

-A me capita una versione meno poetica. Qualche volta, guardando i canali ‘mangiarecci’, sento lo stuzzicante aroma del piatto esposto in bellavista. Si tratti di un arrosto o del fritto di mare, vi assicuro che non proviene dalla mia cucina, dove queste gioie del palato sono precluse. Non sono vegetariana, però mangio raramente la carne di manzo ed i cibi fritti non sono graditi al mio stomaco, purtroppo.

Vogliamo dire che la mia sinestesia è un miraggio della pancia?

Prosopagnosia

Consiste nell’incapacità di riconoscere i volti delle persone.

-Intanto, che sindrome si deve avere per trovare un nome simile?

Approfitto dell’argomento per rivolgermi alla casta femminile. Che ne pensate di quel principe azzurro che vi cerca in ogni dove però non ricorda il vostro volto e per chiedervi di vivere con lui finché divorzio non vi separi, si appella alla misura del piede? Lui, sì, che aveva dei problemucci. E meno male che era un principe, sennò chi lo pigliava?

La mia sindromeè in forma più leggera di quella del principe sbadato. I parenti li ho sempre riconosciuti; pure gli amici e qualche estraneo, alla lunga. Il guaio è che un volto devo vederlo innumerevoli volte perché si imprima nella memoria, ma più il tempo passa senza incontrarsi, più il riconoscimento sbiadisce. Certo è che nel lavoro e nei rapporti sociali qualche grattacapo l’ho avuto.

Un ricordo.Quando eravamo giovincelle, mia cugina ed io, non salutavamo nessuno camminando per strada, e così ci chiamavano le principesse, le superbe. Il fatto è che c’erano dei fattori imprescindibili, oltre alla timidezza: io avevo la prosocosasuddetta, anche se non lo sapevo, e lei non portava gli occhiali, sebbene fosse miope ed era difficile salvarla dai pali stradali.

Ecco fatto

L’elenco, almeno quello che si riferisce alle patologie dei personaggi disneyani finisce qui.

Anche se tengo a ricordare che non è stato Disney ad inventare Cenerentola, Biancaneve, Pinocchio e compagnia bella, ma Perrault, i fratelli Grimm, Collodi, riconosco che quella ricerca mi è servita a prendere coscienza delle mie anomalie. Che poi sono a pizzichi e bocconi. Uno zinzino di questo, due di quello. Almeno credo. Delle altre niente so. Potrei aggiungere che qualche volta sono distratta, altre smemorata, e poco altro.

Tutto qui, sennò mi avrebbero già ricoverata.

Sì, sì, aspettate a ridere dopo aver fatto il vostro elenco, ché sicuramente ne avrete d’avanzo anche voi da raccontare.

Forza, fatevi coraggio. Perchéarrovellarsi per una ‘psicastenia’ o qualche ‘ossessione compulsiva’, se perfino i Soloni autorizzati a grattare dentro la nostra psiche ammettono di non esserne immuni. Pensate alle fissazioni di Freud…

A ciascuno il suo

Grazie alla psicologia, frutto di antichissimi alberi greci, abbiamo imparato a giustificare molti umanissimi difetti, inclusi i famosi sette vizi capitali. Verissimo, però non sono sempre facili la comprensione e la misericordia, davanti alla mostra dei privati minotauri che ci portiamo appresso.

La mia esperienza personale mi porta a detestare dueforme caratteriali in cui mi sono imbattuta: l’aggressività e la malignità. La prima, figlia dell’ira, può essere causata da qualche disavventura precedente; anche la seconda, acido figlio di invidia e gelosia, avrà delle scusanti; tuttavia, consiglio di scansare i portatori di queste tare, tanto non c’è rimedio.

Parodiando una lezione umanitaria improbabile da gestire, si potrebbe sostenere che per amare e rispettare gli altri, così come sono fatti, dovremmo imparare ad amare e rispettare se stessi.

Secondo me, il modo migliore è quello di evitare, una volta per tutte, le persone che della molestia fanno mestiere.

In difesa delle psiche offese

Malgrado questi inciampi, voglio proseguire la difesa delle psiche offese mettendo in campo alcune diversità così ben descritte da alcuni amatissimi scrittori.

Ricordate ‘I Nostri Antenati’ di Calvino?

Chi può negare di essere stato, almeno una volta nella vita, invisibile quanto il cavaliere Agilulfo, dimezzato tra bene e male, come il visconte Medardo, o rampando alla ricerca di se stesso, alla maniera di Cosimo di Rondò?

E quanti di noi sono consapevoli di vivere in un mondo simile a quello che Eco ha cucito addosso al suo ‘Baudolino,’ spudorato eroe nell’arte di arrangiare la vita?

Bando a queste digressioni, per ora. Ci tornerò, prima o poi.

Con un poco di zucchero…

Prima di chiudere voglio ringraziare Walt Disney per aver fatto sorridere e ridere generazioni di bambini. I colori e le musiche dei suoi film hanno acceso la nostra infanzia fin dal dopoguerra, quando la vita pareva una landa spenta.

Grazie a lui, ho compreso che l’attitudine a cucciarmi dentro di me proveniva dalla mancanza d’interesse per un mondo che non somigliava a quello, aperto e possibilista, che la sua fantasia ha risvegliato.

Orsina

Tratto dal romanzo ‘Vaghe stelle d’Orsina’, per concessione dell’autrice.

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Curiosità Viaggi e Tempo libero

COSA VOLEVI FARE DA GRANDE?

I sogni abbandonati

Per capire quanto siamo cambiati, dovremmo rammentare cosa ci è stato accordato o negato dei nostri desideri infantili, scavalcati dai bisogni indispensabili agli infiniti anni dei doveri (o almeno lo sembravano, infiniti…).

Perché non dare una controllatina a ciò che avremmo voluto fare od essere o diventare (non è la stessa cosa), da grandi? A cominciare dal principio, ossia, da cosa sognano i bambini di oggi.

E partiamo dal principio

Leonardo, 8 anni: vorrebbe fare l’ingegnere aerodimanico, ‘ma potrei fare anche l’attore’. Un ragazzino di 13 sogna di diventare youtuber, un altro l’influencer (?), ma c’è chi si ‘contenterebbe’ di fare l’imprenditore. Resta da vedere cosa sarà di questi sogni ancora in costruzione.

Ed ora vediamo cosa desideravano quelli che camminano da varie postazioni sulla strada degli ‘anta’.

Interviste

Uno dei miei figli sognava di fare il calciatore, così dice. Io ricordo la sua affermazione di voler diventare un giornalaio, per leggere tutti i giornalini che gli piacevano. L’altro sognava di diventare una rockstar. Una sorella voleva un marito e sei, dico sei, figli. (Ha raggiunto la quantità auspicata con due figlie e quattro nipoti). Qualcuno avrebbe voluto fare il netturbino, pardon, l’operatore ecologico, quando se ne stavano belli ritti ai lati del camion. C’è chi voleva fare la ginnasta, il tipografo, la critica gastronomica (mica male!). E restaurare opere d’arte, disegnare tessuti, viaggiare (e si emoziona ancora nel sentire qualche parola straniera).

Un’amica mi ha confidato che voleva fare la principessa, ma nell’attesa di un azzurro consorte avrebbe fatto l’esploratrice, anticipando Indiana Jones.

Si sa che quel tipo di azzurro può cangiare in un verdastro simil ranocchio. E così sull’altra sponda, laddove una bianca nuvola potrebbe scatenare fulmini e saette.

Malgrado il mio pessimismo, ammetto di conoscere unioni che stanno sfidando il mezzo secolo ed alcune che lo hanno perfino superato.

Chissà gliequilibrismi e la buona volontà…

La strada maestra

Comunque, nessuno degli adulti intervistati ha realizzato le proprie aspirazioni infantili, banali o azzardate che fossero. Non è detto che sia stato uno svantaggio.

Nessuno dimentica quanta ansia, e fatica è stata consumata nell’adeguarsi alla vita, così come si presentava, per assecondare ciò che chiedeva, offriva, ordinava. E forse è su quei primi desideri inappagati che poggia l’identità che ha facilitato i presupposti futuri.

Io non avevo aspettative. Mi adattavo alle esigenze del presente con incosciente, maldestra disponibilità. Sicuramente non volevo viaggiare e non mi volevo sposare. Ecco, diciamo che i miei desideri andavano per sottrazione, forse perché ho sempre avuto la sensazione di avanzare in un ‘cardo’, scorrevole talvolta, altre parecchio faticoso, e che il ‘decumano’ fosse lì a riempire uno spazio. Insomma, solo per figura.

Quale arbitrio?

Per questo ed altri fondati motivi rifiuto di credere nel libero arbitrio.

Lo so che questa affermazione è sempre accolta con sospetta ambiguità. Tuttavia, a chi non è capitato di sentirsi indirizzare verso mete che parevano ignote, ma che, a ripensarci, sembravano precostruite, belle e pronte e già in attesa della nostra capitolazione?

Ci sarebbe da chiedersi quanto fosse conveniente la fabula di appiccarci addosso le colpe o le glorie del nostro destino, considerando che ‘Non si muove foglia che Dio non voglia.’

E del resto, se ciascuno fosse libero di sé, sai che trambusto di eventi causerebbero dei sassolini caduti con libero corso dentro i ricorsi umani?

Non siete d’accordo?

Ecco qualche dimostrazione.

Non si sceglie dove, quando e da chi si nasce.

Non si scelgono nome e cognome.

Non si sceglie il colore degli occhi, dei capelli, la corporatura, il temperamento. Così come non si scelgono nei figli, se e quando verranno.

Non si sceglie di chi innamorarsi e non dipende da noi l’esserne corrisposti; neppure che da entrambe le parti ci sia la libertà di amarsi.

Non si sceglie dove e quando ammalarsi. Quando e perché morire.

Devo continuare?

Direte voi: però possiamo scegliere le reazioni a ciò che accade. In parte è vero, anche se i nostri comportamenti dipendono da molti fattori, come l’ambiente sociale, l’educazione familiare, le caratteristiche insite nel temperamento, innate o conseguenti a fattori precedenti.

Su questo argomento si impuntano molte resistenze. La giustificazione più corrente è che senza libertà di scelta saremmo delle marionette, dei robot.

Prendo i miei vantaggi e confermo il disaccordo.

Quasi…

Un umanista vantato nei secoli tentò di equilibrare le posizioni con il suo’Discorso sulla dignità dell’uomo’,

‘… Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassie ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. ….nell’uomo nascente il padre ripose semi d’ogni specie e germi d’ogni vita….’

È nell’orazione di Pico della Mirandola questo passo che dà il visto a parecchie supposizioni sulla morte precoce del suo autore. Quel ‘quasi’ posto in difesa del libero arbitrio e che ne contesta l’assolutismo, è stato molestato ed evirato nelle antiche versioni, secondo l’umana abitudine di eliminare ciò che non conviene. Leggetene qualcuna e vi accorgerete quante volte è stato manomesso.

Se così fosse

Non so che cosa ne pensate voi. Io sento il rimbombo di quel plasmare, scolpire… Questo ambiguo scenario porta a figurare la nostra partecipazione alla vita come se fossimo nati per essere gliartisti di noi stessi nel’universo privato che ospitiamo, e spettatori privilegiati dell’universo che ci ospita. Non è dell’artista raffigurare il mondo e le sue cose per assecondare una visione interiore?

Che sia questo il modo giusto di affrontare il destino? Recitare al meglio la parte che ci è toccata, mettendo alla prova le armi ed i bagagli che ci portiamo appresso: i ‘semi d’ogni specie, i germi d’ogni vita, per sviluppare le nostre tendenze fisiche emotive mentali spirituali…

Se davvero nasciamo germinati da semi ignoti, starebbe a noi suggere le rose fecondate dagli eventi preordinati, per fruttare azioni e reazioni e farne miele da condivisione. Perché sta lì la nostra misura.

Ma guarda!

Siamo alle solite! Volevo parlare delle aspirazioni giovanili, dove portano e come cambiano, e mi ritrovo a spendere logorroichedissertazioni sul libero arbitrio.

Ed ora, come lo ritrovo l’argomento dei desideri perduti?

Vero che sarebbe da chiedersi quale pianta abbia fruttato le nostre prime voglie: un melo? Un fico? O l’albero sapiente che ci ha costretto ad atterrare in questo bellissimo pianeta a spasso nei cieli?

Un dono meraviglioso, troppo perfetto per degli imperfetti come noi. Abbiamo fatto di tutto per guadagnarcelo e forse abbiamo esagerato.

In effetti, era destinato ai poveri di spirito.

Per essere bisogna sognare

Nessuno di noi può esimersi dal sognare, durante il sonno; e forse è salutare farlo anche da svegli.

Millenni abbiamo abitato ed infinite identità ci abitano, in qualche oscuro modo, mai sazi di ciò che siamo, facciamo, abbiamo. Chissà le voglie, i bisogni che abbiamo calpestato per assecondarele pretese di questo mondo e la vita che offre. Come tanti David davanti al titanico Golia, ci siamo inoltrati in territori inesplorati, frugando la vita alla ricerca di noi stessi, ed abbiamo valicato infide paludi, pedaggi da pagare per corrispondere alle convenzioni prestabilite.

Per esserci bisogna partecipare

D’altronde, la vita perderebbe il suo senso se non potessimo sfogare gli impulsi che agitano il sangue, sciogliendo i nodi che ci tormentano nella rassicurante mostra delle emozioni altrui. Non è un caso se molti congegni moderni inducono la misura attraverso la comunicazione.

Che stia nel condividere il gradino più alto dell’evoluzione?

Avevano ragione gli antichi saggi greci e pure il nostro Giordano Bruno: ‘ Niente di nuovo sotto il sole.’

Ecco perché insisto e chiudo riportando il castigo divino che Milton prevedeva per noi, nel suo ‘Paradiso Perduto:

‘Dicono alcuni che ai suoi angeli ordinasse di inclinare di venti gradi e più i poli della terra rispetto all’asse del Sole; essi a fatica spinsero in obliquo il globo che nel centro sta; dicono altri che al Sole fu ingiunto di volgere le redini lungi dalla via dell’equinozio … altrimenti primavera perpetua avrebbe riso con i suoi fiori sulla terra.’ Ma, secondo voi, ‘primavera perpetua’ era intesa come eterna giovinezza?

Orsina

Tratto dal romanzo ‘Vaghe stelle d’Orsina’, per concessione dell’autrice.

Orsina

Tratto dal romanzo ‘Vaghe stelle d’Orsina’, per concessione dell’autrice.

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Salute

VITAMINA D – parte 2

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L’esposizione alla luce solare avvia la formazione di vitamina D 3 

L’esposizione alla luce solare avvia la formazione di vitamina D 3 nella pelle poiché la:

  • radiazione UV B nello spettro solare (290-315 nm,) provoca la
  • fotoconversione del 7-deidrocolesterolo (è uno sterolo che funziona, nel plasma , come precursore del colesterolo)
  • per poi essere convertito in colecalciferolo nella pelle, 
  • a previtamina D3. 

Un’isomerizzazione indotta dal calore converte quindi la previtamina D 3 

  • in vitamina D 3 in un periodo di giorni. ( Isomero – stesso numero di atomi di ciascun elemento, ma disposizioni distinte di atomi nello spazio.)
UVA E UVB

RAGGI ULTRAVIOLETTI:

UVA – UVB

La luce ultravioletta proveniente dal sole è disponibile in due lunghezze d’onda principali – UVA e UVB. È importante capire la differenza tra queste ed i fattori di rischio che ognuna comporta.

Prima ci sono le UVB, onde salutari che aiutano la pelle a produrre vitamina D, poi ci sono le UVA, che sono generalmente considerate poco salubri perché possono penetrare più profondamente la pelle e causare più danni da radicali liberi. Non solo, i raggi UVA sono praticamente costanti durante tutte le ore di luce del giorno, per l’intero anno, diversamente da quelli UVB che sono scarsi al mattino ed alla sera ed abbondanti a mezzogiorno.

Risultato immagini per FREQUENZA LUNGHEZZA onda

Gli ultravioletti vengono classificati in base agli effetti biologici delle diverse lunghezze d’onda.
UV-A (400-315 nm), 
UV-B (315-280 nm),
UV-C (280-100 nm).

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L’intensità di queste radiazioni è espressa con l’indice UV, indice universale della radiazione UV solare, riportata anche nelle previsioni meteorologiche.

L’esposizione occasionale alla luce solare di faccia e mani è insufficiente per la produzione di vitamina D nella maggior parte delle persone.

Per ottimizzarne i livelli occorre esporre al sole larghe porzioni di pelle e non solo per qualche minuto. E contrariamente alla credenza popolare, il momento migliore per essere al sole per la produzione di vitamina D è vicino a mezzogiorno.

Risultato immagini per vitamina d  radiazione ultravioletta

Per utilizzare la luce solare per massimizzare la produzione di vitamina D e minimizzare il rischio di danno alla pelle il periodo migliore e più sicuro è la parte centrale della giornata (approssimativamente tra le 10 e le 12). Durante questo periodo di intensa emanazione UVB necessiterà solo una breve esposizione per produrre la maggior parte della vitamina D.

Per quanto riguarda i tempi di esposizione, è sufficiente che il colore della pelle viri verso una leggera sfumatura di rosa. Può trattarsi di soli pochi minuti per le persone con la pelle molto chiara.

Una volta che avete raggiunto questo punto il corpo non produce più vitamina D ed ogni altra esposizione al sole sarà dannosa per la pelle.

La maggior parte delle persone con la pelle chiara ed i capelli biondi massimizza la produzione di vitamina D in 10-20 minuti. Qualcuno necessita di minor tempo, altri di un tempo maggiore.

Più è scura la pelle, maggiore deve essere il tempo di esposizione per ottimizzare la produzione di vitamina D.

La latitudine e la stagione

La latitudine e la stagione influenzano sia la quantità che la qualità della radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre, specialmente nella regione UVB dello spettro. 

È stato sviluppato un modello per valutare l’effetto dei cambiamenti stagionali e latitudinali sul potenziale della luce solare per avviare la produzione cutanea di vitamina D 3 . Pelle umana o [3 α –3 H] Il 7-deidrocolesterolo esposto alla luce solare nei giorni senza nuvole a Boston (42,2 ° N) da novembre a febbraio non ha prodotto previtamina D 3 . 

A Edmonton (52 ° N) nel periodo invernale ottobre a marzo, non ha prodotto previtamina D 3 . 

Più a sud (34 ° N e 18 ° N), la luce solare ha fotoconvertito efficacemente il 7-deidrocolesterolo in previtamina D 3 in pieno inverno. 

SOPRA I 35° DI LATITUDINE

E’ importante ricordare che se vivete al di sopra dei 35 gradi di latitudine, (Lampedusa – Malta sono a 35°) non è possibile produrre vitamina D attraverso l’esposizione al sole da novembre fino a marzo a prescindere dalla durata dell’esposizione.

INTEGRAZIONE DI VIT. D

Questi risultati quantificano la drammatica influenza dei cambiamenti nella radiazione solare UVB sulla sintesi cutanea di vitamina D 3 e indicano che con l’aumento della latitudine e la durata dell inverno avviene una CARENZA di vitamina D, durante il quale può essere consigliabile un’integrazione alimentare della vitamina.

Altri fattori influenzano la radiazione

  •  I vestiti neri escludono il 100% di UV ‐
  • Il vetro e la plastica escludono anche il 100% di UV ‐ B  
  • L’uso del fattore di protezione solare 8 esclude il 95%. 

In studi condotti a Boston (42 ° N) Holick e collaboratori hanno dimostrato l’importanza della latitudine, della stagione e dell’ora del giorno di esposizione alla luce solare. La massima produzione di vitamina D 3è stata osservata intorno a mezzogiorno in luglio, con una produzione in calo in primavera e in autunno e nessuna produzione tra il 1 ° novembre e il 15 marzo. Nei paesi intorno all’equatore, la produzione è costante durante tutto l’anno.

TROVA LA LATITUDINE

Per determinare la latitudine in cui vi trovate, potete usare un GPS.Google Earth ha una funzione che mostra la latitudine.

Tratto da https://www.nonsolobenessere.it/raggi-ultravioletti-significato-cosa-sono-e-quali-danni-possono-causare.html